CRAC Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea presenta ‘The Jolly House’
4 giugno – 31 luglio | @dartvillaverlicchi, Lavezzola (RA) Via Bastia 96
Opening 4 giugno h 18 con visita guidata
Progetto vincitore di CRACXC Call for Curators
“L’immaginazione, legata all’importanza di saper tornare bambini e ricordare di nutrire il nostro lato più spontaneo e puro, può farsi strumento di indagine interiore.
Villa Verlicchi è stata trasformata in un parco giochi dell’arte in cui gli stimoli proposti sono sia fisici che concettuali, con l’obiettivo di trasportare lo spettatore indietro nel tempo e sospingerlo ad accedere a una dimensione ulteriore rispetto a quella quotidiana.
‘The Jolly House’ è strutturata per accompagnare i partecipanti alla scoperta di nuovi significati attraverso uno sguardo nuovo e funge da allenamento a tornare a vedere il mondo come pura magia.”
La mostra è a cura di @jennifer_regalia, @benedettanassini, @settenoveuno, e @margheritaverzocchi
Opere di @giuliolocatelli.studio, @matteonasini, @danilo_sciorilli, @giuliacotterli, @anna.dormio, @alessandro_costanzo, @camilla.gurgone, @svevaangeletti, @alessiobarchitta, @studio.Sifr
Con il gentile supporto del @comuneconselice e della @fab_fondazionebernareggi
Si ringrazia il main sponsor Unigrà
Grafica di @ge.nnysstuff
CRAC for Future 2022
CRACXC 2022

Danilo Sciorilli
Classe 1992, Danilo vive e lavora a Torino
L’utilizzo di media differenti, tra cui disegni e installazioni multimediali, permette a Danilo Sciorilli di affrontare e sfidare il tema della morte.
“L’utopico equilibrio tra realtà e finzione” diventa illusione necessaria e tentativo incessante di superare il concetto di fine con la creazione molteplice del sé nelle sue opere.

Giulia Cotterli, nata a Latina nel 1994, vive e lavora a Torino
In un’esistenza che punta alla solida oggettività e alla verità indiscutibile, Giulia Cotterli basa la sua indagine sulla memoria, in rapporto eternamente instabile con il presente.
Non ci sono verità certe nei ricordi, essi subiscono continue trasformazioni e l’immaginazione spesso compensa le carenze mnemoniche.
A Giulia interessa svelare questa realtà parziale, duratura e impetuosa che anima le nostre esistenze più profonde. Le sue opere ci rimandano all’infanzia, quando si è capaci di spogliare le cose del loro significato oggettivo, nonostante l’evidenza; quando l’immaginazione diventa un punto d’appoggio per la realtà.
“L’infanzia per me non ha mai perso il suo fascino, il suo mistero e la sua drammaticità”.
Scoprite qual era il gioco preferito di Giulia da bambina!

Sveva Angeletti, classe 1991, vive e lavora in Italia
Il lavoro di Sveva Angeletti trasforma tempo e spazio in teatro di connessione tra individui.
Ludico, poetico, a tratti ironico e provocatorio, il linguaggio dell’artista riconduce l’immaginario dello spettatore, in un primo momento, all’infanzia, trasformandolo poi in una presa di coscienza profonda, a volte angosciante.
Le opere di Sveva diventano specchio delle gioie e insicurezze dello spettatore.
Scoprite qual era il gioco preferito di Sveva da bambina!

La ricerca di Anna è rivolta alla manipolazione delle superfici e delle identità di oggetti e corpi.
Attraverso la commistione di varie tecniche artistiche, prevalentemente pittura e fotografia, Dormio compie prelievi/appropriazioni di frammenti, scarti, brevi testi, appunti dimenticati o perduti, antiche fotografie, su cui apporta interventi pittorici o da cui derivano lente e continue accumulazioni, in grado di riconfigurare la loro identità e rigenerarne il senso.
Un’azione affettiva e semantica con cui rielabora piccoli eventi originati dalla casualità, dalla perdita o dall’abbandono.

Partendo dallo studio del suono e analizzando in profondità la superficie della materia sonora e plastica, l’artista concretizza forme fisiche e realizza performance, installazioni sonore, lavori tessili e opere scultoree.

Il filo e la carta rappresentano gli elementi primi della sua ricerca artistica, sia in qualità di strumento di analisi e riflessione, sia come materiali finali per la concretizzazione delle idee della mente che altrimenti “prenderebbe freddo”.

Operando tra arti visive e architettura, l’artista svela e ridisegna la realtà esistente progettando il mondo in modi nuovi e insoliti.
La sua ricerca artistica si concentra, in particolare, sul tema del vuoto come spazio delle potenzialità tramite opere di arte urbana e sculture che entrano in relazione con lo spazio architettonico circostante.
Le sue opere si integrano con i cicli naturali esistenti, accogliendone l’imprevisto e celebrandone la bellezza.

Il suo lavoro indaga il rapporto fra rappresentazione e disintegrazione.
L'”immagine” in quanto testimonianza riconoscibile dell’oggetto è annientata, e cede il posto a una tautologia di segni.
Nella sua ricerca più recente la “questione temporale” diventa il cardine da cui nascono ibridi e protesi che tornano a interagire, contaminando una loro originaria natura.

Camilla lavora prevalentemente con installazioni a cui sono precedute azioni performative o progetti partecipativi studiati in funzione del pubblico.
La sua ricerca artistica è volta a documentare e interpretare eventi quotidiani sottraendone però l’elemento di realtà e sostituendolo con la finzione, trasformando un attimo di vita reale in un momento creato ad hoc.
Riproducendo artificialmente ambienti e situazioni, lo spettatore si trova all’interno di un’illusione alienante e coinvolgente al punto da diventare co-conduttore di un esperimento sociale con la propria libertà e la sua totale soggettività.

Alessio Barchitta lavora principalmente con elementi che nella materia e nell’immaginario collettivo sono segnati dal passato.
Le sue opere spesso diventano, quindi, soggetto e oggetto simultaneamente, “presentazioni” più che “rappresentazioni” in cui sono approfonditi, anche in forma di binomi, i temi di tempo, luogo e durata e le loro possibili molteplici diramazioni (pubblico-privato, persistente-transitorio, ironico-tragico).